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La prospettiva di un giovane magistrato

(contributo di Maria Teresa Gerace. Giudice del Tribunale di Locri)

Convegno di studi La nuova dirigenza degli uffici giudiziari progetto per una gestione partecipata 
(Reggio Calabria, 3-4 ottobre 2008)]

Il punto di vista di un magistrato da poco inserito nell’organizzazione di un ufficio giudiziario.

 

 

 

Il mio contributo alla riflessione consiste nel fornirvi (o ricordarvi) il punto di vista di un magistrato che da poco sia stato inserito nell’organizzazione di un ufficio giudiziario.

Ho volutamente usato una forma passiva per dire che appena arrivati non si ha una particolare consapevolezza del proprio ruolo nell’organizzazione dell’ufficio e ci si sente un po’ in balia degli eventi.

I più fortunati hanno dei colleghi che si dimostrano disponibili a lezioni di “orientamento”. A volte però si è in pochi, oppure si è tutti o quasi “ragazzini”, e le nozioni ordinamentali apprese durante il tirocinio non sono certo sufficienti nella pratica dell’organizzazione.

C’è da dire che il CSM dal 1998 ad oggi ha progressivamente migliorato la formazione ordinamentale ed ha sempre più sottolineato l’importanza dell’organizzazione degli uffici. Nell’ultimo corso in materia ordinamentale destinato agli uditori, ad esempio, è stata prevista una sessione pratica nella quale esaminare concretamente una tabella.

La tematica tabellare, non occorrerebbe neppure ricordarlo, scaturisce direttamente dal principio del giudice naturale, con ricadute sia “interne”, in termini di trasparente distribuzione degli affari tra i singoli magistrati, che “esterne”, come garanzia per i cittadini della precostituzione del giudice.

Ma negli ultimi anni ha assunto anche nuovi significati, in relazione agli obiettivi di efficienza ed, ancora più recentemente, di verifica delle capacità organizzative dei dirigenti.

E’ fondamentale, dunque, che il magistrato riceva una formazione adeguata sulle questioni ordinamentali e credo che utile complemento alle nozioni teoriche possa essere, fin dal momento della scelta della sede, l’esame delle tabelle dell’ufficio di destinazione, magari con l’aiuto del magistrato affidatario o di un magistrato della sede di destinazione.

Questo, forse, potrà evitare quella sensazione di “passivo inserimento” di cui parlavo all’inizio.

 

Più in generale sulle tabelle, mi sembra che la leggibilità ed il sistema di pubblicità delle stesse possa essere migliorato.

Proprio nell’ottica della partecipazione alle scelte organizzative e della diffusione della cultura tabellare, mi sembra infatti utile che le tabelle di ciascun ufficio giudiziario siano rese disponibili a tutti sin dall’ingresso in magistratura.

Questa misura, realizzabile a costo zero, risponderebbe a varie esigenze:

-         sarebbe uno strumento conoscitivo in più, rispetto al tradizionale “turismo giudiziario”, che sicuramente dà un’idea del posto e delle persone, ma che volte non rende bene l’idea dei carichi di lavoro e dell’effettiva distribuzione dello stesso;

-         renderebbe patrimonio comune le “prassi virtuose” e forse, chissà, potrebbe ingenerare una forma di competizione “positiva” sulle tecniche organizzative;

-         potrebbe stimolare il dibattito durante le cd. “riunioni pre-tabella”, rendendole così più produttive (dividersi il compito di studiare le tabelle di altri Tribunali, ad esempio, potrebbe essere un modo di coinvolgere tutti nella gestione dell’ufficio).

 

Proprio in relazione alle riunioni pre-tabella la Circolare per il triennio 2009-2011 prevede che prima della riunione ai magistrati vadano forniti tutti gli elementi di analisi di cui al paragrafo 3.

Il paragrafo 3 è lunghissimo e molto tecnico, in quanto menziona tutti gli elementi in base ai quali il dirigente predispone la proposta tabellare.

Non so se la norma abbia voluto dire questo e quale sia la prassi che si sta formando sul punto nei vari uffici, ma mi sembra che la norma vada intesa nel senso di predisporre una bozza di proposta tabellare ed inviarla ai magistrati prima della riunione, in modo che gli stessi possano esaminarla con calma ed eventualmente suggerire miglioramenti o sottolineare possibili criticità.

Altrimenti si rischia di presentarsi con le proposte più disparate o senza nessuna proposta, se non generiche richieste di un posto in più al civile o un posto in più al penale.

Credo, poi, che le riunioni per settore possano essere utili anche nei Tribunali non inclusi nella lista della circolare, come riunioni preparatorie a quella “generale”.

Ancora in tema tabelle, non so se sia una mia esperienza personale, dovuta al fatto di trovarmi in un ufficio medio-piccolo, con continuo ricambio di personale, o se sia un problema diffuso, ma è capitato più volte, nel corso di questi quattro anni, che si provvedesse a “modifiche urgenti della tabella” e che tali modifiche incidessero notevolmente sull’organizzazione.

Per questa eventualità la circolare tabelle, al paragrafo 15, non prevede le normali procedure di consultazione garantite per la formazione delle proposte tabellari o per la revisione successiva delle tabelle, ma – data l’urgenza – consente agli interessati soltanto la successiva presentazione di “osservazioni”.

Le considerazioni sul punto sono due:

-         la prima è che tale strumento dovrebbe essere limitato a casi veramente “urgenti”, cercando di sfruttare al meglio lo strumento della programmazione;

-         la seconda è che dovrebbe essere cura del dirigente, anche se non è espressamente previsto dalla circolare tabelle, consultare i componenti dell’ufficio interessati alle modifiche, per ottenere il maggior numero di informazioni possibile e per evitare le tanto temute “osservazioni”.

Osservazioni che sono antipatiche sia per il dirigente (che le teme, in quanto potenzialmente pericolose per la sua valutazione di professionalità), ma anche per il giudice che nella maggior parte dei casi le avrebbe volentieri evitate, potendo esprimere preventivamente il suo parere e che, magari, se coinvolto nella valutazione, potrebbe meglio e preventivamente comprendere le ragioni del provvedimento.

Ancora in tema “formazione”, penso possa essere utile, accanto alle visite alla Corte Costituzionale, alle sedute della sezione disciplinare del CSM ed alla Polizia Scientifica, anche una “visita guidata” al Consiglio Giudiziario per assistere ad una delle riunioni e rendersi conto del funzionamento di questo organo di autogoverno.

Così come andrebbe aggiunta una lezione pratica sui servizi di cancelleria. E’ davvero imbarazzante per un giovane magistrato, oltre che poco efficiente, non essere certo di quello che può chiedere ad un collaboratore.

Bisognerebbe, poi, inserire delle esercitazioni sugli strumenti informatici in dotazione all’ufficio per la gestione dei ruoli, perché anche se si tratta di attività di cancelleria, è molto più pratico essere in grado da soli ed in ogni momento di controllare quante cause si hanno sul ruolo o in un’udienza, di che tipo di cause si tratta, che adempimenti d’udienza richiedono, ma anche, ad esempio, quali sono i ctu già convocati per un’udienza, quali sono i ctu che hanno ricevuto più o meno incarichi e quali hanno degli incarichi in atto, quante sentenze si sono depositate in un certo periodo di tempo, ecc.

 

Dobbiamo, però, riconoscere che, al di là delle lezioni e delle esercitazioni, sono i modelli di comportamento ad avere un peso fondamentale nella formazione, considerato che credo si tratti di un sistema di rapporti “peculiare” e difficile da interpretare, anche per chi abbia già alle spalle altre esperienze lavorative.

Per questo motivo è importante, quindi, sviluppare una “cultura del gioco di squadra”, nella consapevolezza che, nel rispetto dei ruoli ad ognuno assegnati, tutti abbiamo da imparare dal confronto e possiamo lavorare meglio facendo convergere le nostre energie, anziché fare sforzi non coordinati fra loro.

E questa cultura non è qualcosa che proviene dal dirigente, è una parte dell’organizzazione che il dirigente può soltanto stimolare, ma che dipende essenzialmente da ognuno di noi.

Dipende da noi decidere se essere passivamente “eterodiretti” o se essere parte attiva del progetto organizzativo, collaborando alla sua redazione e condividendo la responsabilità e la soddisfazione dei risultati.

Nella mia esperienza, il gruppo è stato fondamentale.

E’ stato fondamentale, ad esempio, avere un posto (la camera di consiglio del giovedì) nel quale poter affrontare qualsiasi dubbio interpretativo ed avere dei colleghi disponibili ad ascoltarsi e confrontarsi su questioni non soltanto giuridiche, ma anche relative al ruolo del magistrato ed alle difficoltà che, non soltanto all’inizio, si possono incontrare nell’ “interpretarlo”.

Cultura del gruppo, quindi, e dell’accoglienza, che deve portarci, ad esempio, a non distorcere il criterio dell’anzianità fino a farlo divenire uno strumento per sgravarsi del lavoro “meno piacevole”, come a volte accade in occasione dell’arrivo dei nuovi magistrati.

E’ importante, poi, dare un messaggio di “impegno”.

Le questioni organizzative non sono di pertinenza esclusiva del capo dell’ufficio ed occuparsene non vuol dire manifestare una forma di protagonismo o di captatio benevolentiae. E’, al contrario, un DOVERE del singolo magistrato interessarsi dell’andamento complessivo dell’ufficio, segnalare disfunzioni, ricercare soluzioni, proporre progetti, perché dal funzionamento dell’intera organizzazione dipende l’efficienza del servizio giustizia e questo è un obiettivo che dobbiamo sempre tenere presente.

Il nostro lavoro è solo una delle materie prime che servono per il prodotto giustizia, ma senza un costante monitoraggio sui flussi, una corretta distribuzione dei carichi, una attenta gestione delle risorse… quello che facciamo rischia di essere inutile o molto meno utile di quanto potrebbe.

Tutte queste attività, almeno all’inizio, se non sono stati ancora avviati veri e propri “progetti”, non possono essere svolte al meglio dal solo dirigente. Sarebbe opportuno l’apporto di tutti e questo apporto è utile non soltanto al dirigente, che si vede supportato e sgravato di incombenti, ma anche ad ognuno di noi, in quanto migliora la nostra capacità organizzativa (che, come quella del dirigente, è oggetto di valutazione).

L’ultima circolare tabelle, poi, espressamente promuove la gestione partecipata degli Uffici giudiziari, sollecita “il contributo responsabile di tutti gli operatori del sistema-giustizia” e regolamenta la possibilità di nominare magistrati collaboratori dei dirigenti.

Avrete visto il paragrafo della circolare che menziona le attività di collaborazione con la Presidenza e leggendo un po’ di relazioni ai corsi ordinamentali o per i dirigenti, avrete visto o vedrete che ci sono già esperienze pratiche di “delega” dalle quali prendere spunto.

Credo, quindi, che sia necessario sentirci partecipi del progetto ed attivarci da subito per realizzarlo (non immaginate quante idee organizzative mi siano venute in mente per il mio ufficio nel preparare questa relazione) ed, allo stesso tempo, spingere perché dal nostro “fai da te” si passi ad una maggiore specializzazione nella materia organizzativa, con studi “professionali” sulla gestione dei Tribunali.

Credo, infatti, che il nostro apporto sia fondamentale, ma anche che dobbiamo pretendere una formazione adeguata in materia organizzativa, perché il risultato non debba dipendere dalla sola buona volontà di alcuni.

 

Questo convegno ha, dunque, ad oggetto il ruolo dei dirigenti, nella parte in cui

-         supera la navigazione a vista, suggerendo il criterio dei progetti,

-         demolisce la torre d’avorio, promuovendo la strategia della condivisione degli obiettivi e la collaborazione di tutti nella elaborazione delle strategie per realizzarli,

-         impone la trasparenza di tutte le scelte,

ma la parte fondamentale del messaggio è rivolta a tutti noi, che possiamo contribuire concretamente a rendere un servizio migliore agli utenti e garantire a noi stessi una formazione continua, anche in materia organizzativa, ed un ambiente di lavoro più armonico, perché tante volte le tensioni derivano proprio dal fatto che non c’è chiarezza e che si prendono decisioni sull’organizzazione che non vengono sentite come giuste.



L’art. 12, comma 2, del DPR 17.7.1998 (Regolamente per il tirocinio degli uditori giudiziari) ha introdotto, infatti, la previsione di corsi aventi ad oggetto «l'ordinamento giudiziario, la deontologia professionale nonché l'organizzazione e la gestione degli uffici e del lavoro giudiziario».

Mi riferisco ad una sessione pomeridiana del corso avente ad oggetto la materia ordina mentale destinato agli uditori nominati con D.M. 6.12.2007 coordinato dal collega Gabriele Di Maio.

Attualmente ciascun ufficio ha la disponibilità materiale soltanto delle sue tabelle. Il programma informatico (Valeri@) che viene usato per la formazione delle tabelle e per la loro modifica è accessibile da ciascun ufficio attraverso il codice ufficio e la password. Ogni ufficio, però, può accedere soltanto alle informazioni relative alla sua tabella. Sarebbe, dunque, sufficiente fornire a ciascun magistrato un nome utente ed una password per l’accesso in “sola lettura” al sistema Valeri@ per rendere consultabili online tutte le tabelle, non soltanto quelle del proprio ufficio.

Cfr. Circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari per il triennio 2009-2011, paragrafo 4.

«15.1. I dirigenti degli uffici giudiziari, in casi eccezionali ed in via di urgenza, possono adottare provvedimenti di modifica tabellare con riguardo alla assegnazione dei magistrati ai settori o alle sezioni, indicando specificamente le ragioni e le esigenze di servizio che li giustificano. I provvedimenti adottati in via di urgenza sono immediatamente esecutivi, salva la deliberazione del Consiglio Superiore della Magistratura per la relativa variazione tabellare.

15.2. Il provvedimento di variazione tabellare urgente è immediatamente comunicato ai magistrati interessati, che possono proporre osservazioni entro 7 giorni, ed al Presidente della Corte di Appello.

Il provvedimento, le eventuali osservazioni formulate ed il parere del Consiglio Giudiziario devono essere trasmessi entro il termine di 15 giorni dall’adozione al Consiglio Superiore della Magistratura.

Decorso tale termine il Presidente della Corte di Appello provvede, comunque, alla trasmissione dei provvedimenti urgenti e delle eventuali osservazioni, con riserva di inviare immediatamente il parere del Consiglio Giudiziario non ancora espresso.

Il Consiglio Superiore, eventualmente sentiti i magistrati interessati, decide al riguardo nel termine più sollecito possibile.

15.3. I dirigenti degli uffici giudiziari, in casi eccezionali ed in via di urgenza, possono adottare provvedimenti di modifica tabellare con riguardo all’assegnazione degli affari alle singole sezioni, ai singoli collegi e ai giudici che li compongono, indicando specificamente le ragioni e le esigenze di servizio che li giustificano. Tali provvedimenti, adottati in via di urgenza, sono esecutivi dal momento in cui il Consiglio Giudiziario esprime parere favorevole all’unanimità e sempre che non siano state presentate osservazioni nel termine ordinario di dieci giorni, salva la deliberazione del Consiglio Superiore della Magistratura per la relativa variazione tabellare.

Se non ricorrono entrambe le condizioni l’esecutività del decreto è regolata dal par. 14 della presente Circolare.

 «33.7. I Presidenti di Tribunale e di Corte d’Appello possono farsi coadiuvare da magistrati che collaborano a specifiche attività presidenziali non espressamente riservate ai Presidenti di Sezione ovvero che questi dichiarano di non poter espletare.

Il numero dei magistrati collaboratori deve essere rigorosamente rapportato alle dimensioni dell’ufficio di Tribunale o di Corte d’Appello.

La nomina deve avvenire con decreto motivato, previo interpello tra i magistrati dell’ufficio, seguendo la procedura tabellare. La motivazione deve dar conto delle esigenze dell’ufficio che sottendono al conferimento di compiti specifici, delle ragioni per le quali non è possibile attribuire tali compiti ad un Presidente di Sezione nonché dei criteri seguiti nella scelta.

33.8. Non è consentita alcuna forma di esonero dal lavoro giudiziario per i magistrati collaboratori».

 

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