Come Movimento per la Giustizia art.3 Ente del Terzo Settore mettiamo al centro della nostra azione e dei nostri interessi l’educazione e l’organizzazione di attività di interesse culturale e sociale. L’ottantesimo anniversario della Strage di Marzabotto e Monte Sole ci sembra un punto di partenza doveroso per una riflessione sulla memoria. Una memoria viva, attiva, che parta dalla conoscenza della storia e dia alla collettività una lente per leggere il presente. Ricordare le stragi nazifasciste significa tentare di comprendere la devastazione del tessuto sociale e del territorio che esse hanno provocato, perché lo studio della storia sia anche educazione alla pace. Per tutti questi motivi abbiamo scelto di ricordare la Strage di Marzabotto e Monte Sole in due incontri pubblici a Bologna e a Palermo, con l’aiuto degli studiosi di storia ma anche dei giuristi che sono stati protagonisti del processo che ha condannato gli esecutori della Strage.

La Strage di Marzabotto

di Bartolomeo Costantini,
già Procuratore Militare di Verona

La Strage di Marzabotto (dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nel territorio di alcuni comuni in provincia di Bologna.

Nell’estate del 1944 le truppe naziste avevano iniziato una azione di “pulizia” delle terre emiliane ove operavano partigiani.

Per rispondere a vari attentati il comandante delle truppe Albert Kesselring decise di dare un duro colpo alle pattuglie partigiane sterminando indiscriminatamente i civili e radendo al suolo i paesi circostanti.

Capo dell’operazione fu nominato il maggiore Walter Reder, comandante del 16º battaglione esplorante di una divisione corazzata delle SS.

La mattina del 29 settembre, quattro reparti delle truppe naziste guidati da repubblichini accerchiarono e rastrellarono una vasta area tra le valli del Setta e del Reno, utilizzando anche armamenti pesanti.

Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, e tre anziani. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini.

Fu l’inizio della Strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno.

Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il numero delle vittime civili era spaventoso: circa 770 morti.

Il feldmaresciallo Albert Kesselring catturato dagli Alleati nel maggio 1945, fu processato per crimini di guerra da un tribunale militare britannico. Il processo, celebrato a Venezia dal febbraio al maggio 1947, si concluse con una condanna a morte per crimini di guerra, tramite fucilazione, non eseguita per intervento del governo britannico.

Al termine della Seconda guerra mondiale, Walter Reder fu processato e nel 1951 condannato all’ergastolo dal Tribunale Militare di Bologna, con sentenza confermata dal Tribunale Supremo Militare (all’epoca giudice di legittimità della giustizia militare, priva di appello). Il 14 luglio 1980 il tribunale militare di Bari gli concesse la libertà condizionale, aggiungendo però un periodo di trattenimento in carcere di 5 anni, "salva la possibilità per il governo di adottare provvedimenti in favore del prigioniero". Il 23 gennaio 1985, il presidente del consiglio Bettino Craxi decise di liberare anticipatamente Reder. A suo favore erano intervenuti a suo tempo sia il Governo austriaco che quello tedesco. Morì a Vienna nel 1991.

Nel 2006 ha avuto inizio avanti al tribunale militare di La Spezia il processo contro 17 imputati, tutti ufficiali e sottufficiali della anzidetta Divisione. L’istruzione dei procedimenti ha avuto luogo grazie alla scoperta, avvenuta nel 1994, di 695 fascicoli di inchiesta presso la sede della Corte Militare d’Appello di Roma (organo creato con la riforma della giustizia militare del 1981).

Questi fascicoli, segnati con il timbro della "archiviazione provvisoria" datata 14 gennaio 1960 e occultati in un armadio rimasto chiuso fino alla scoperta del 1994, contenevano i dati riferiti a numerosi ufficiali delle SS responsabili di crimini di guerra dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945.

Il 13 gennaio 2007 il Tribunale Militare di La Spezia ha condannato all’ergastolo dieci imputati per l’eccidio di Monte Sole, ritenuti colpevoli di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio. Il 7 maggio 2008 la Corte Militare d’Appello di Roma ha confermato gli ergastoli della sentenza di primo grado. Nessuna di queste condanne è stata effettivamente eseguita.